
MUOIA SANSONE MA NON I DOROTEI, di Giuliano Ramazzina
L’ITALIA DEGLI IRROTTAMABILI
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Le caratteristiche salienti della Democrazia Cristiana, quelle che sono diventate ormai una sorta di patrimonio genetico di un certo genere di uomo politico che attraversa, senza mai lasciarsi attraversare, ideali, partiti, battaglie, movimenti, sono state evidenziate nel corso di una affollata conferenza di presentazione del libro di Giuliano Ramazzina, noto giornalista e scrittore, già vice capo redattore del Resto del Carlino.
Alla presentazione, organizzata dall’associazione “L’Alba del Terzo Millennio“ presieduta da Sara Iannone, e sponsorizzata dalla Dussmann Service Srl, oltre, naturalmente, all’autore erano presenti: il vice presidente emerito dell’Authority della privacy Giuseppe Chiaravalloti, l’on. Catia Polidori, il principe Guglielmo Marconi Giovanelli, l’ on. Giuseppe Gargani, Ugo Mainolfi, Nadia Bengala, Adele Mazzotta Lax, Isabella Ambrosini, il sostituto procuratore di Roma Antonio Marini, Andrea Menaglia critico letterario, Emilio Sturlà Furnò, Rosanna Vaudetti, Lucilla Vitalone, Fabrizio Mechi vice presidente del corpo internazionale C.A.S.I.S, l’avvocato Sergio Sbarra, l’editore Alberto Gaffi, il prof. Vincenzo Francesco Sanasi d’Arpe, il maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, l’imprenditrice Paola Pisani, l’on. Clemente Carta e molti altri.
Il Doroteo, il politico trasversale, camaleontico e onnipresente, cresciuto alla scuola “ fondata “ dal vicentino Mariano Rumor è ormai passato alla storia come “omo Doroteo “ ed é il vero protagonista del Doroteismo, la più potente e longeva corrente democristiana, il cui particolare modo di fare politica, i cui meccanismi, le strategie mirate al potere attraverso il radicamento e la diffusione capillare sul territorio, è stato al centro di un dibattito acceso, vivace e stimolante che ha ripercorso le tappe della storia del partito democristiano contestualizzandola nella realtà storica ed economica del Paese di allora.
Una visione dei fatti fondamentale e inevitabile se, come ha sottolineato Paolo Cirino Pomicino, non si vuole fare solo puro esercizio accademico.
“Doroteismo vuol dire paternalismo che rimanda allo schema famigliare del padre padrone che decide nel bene e nel male il destino dei suoi figli “ scrive Giuliano Ramazzina che, attraverso il nonno collega di lavoro di Bisaglia, ha respirato appieno l’ aria Dorotea; e ancora: “Doroteismo è stare sempre in maggioranza. Doroteismo è pretesa d’impunità...“ Immortale e irrottamabile, l’omo Doroteo, ci dice ancora Ramazzina, c’era, c’è e ci sarà.
Ramazzina ha peraltro evidenziato che il doroteista concepiva la politica come relazione che coltivava guardando le persone dritte negli occhi e stabilendo il contatto con l’elettore.
Cirino Pomicino è intervenuto con un succoso discorso che ha posto in evidenza una apparente contraddizione: “Non pensavo di dover difendere i dorotei, il corpaccione doroteo era il centro della DC e personificava il potere; se potevano esistere anime diverse all’interno del partito è perché c’erano i dorotei e altri potevano fare gli avanguardisti “
Gianni Fontana nel suo intervento a commento dell’opera di Ramazzina ha a sua volta affermato che “....i dorotei nascono per fermare sul nascere, nel 1959, il potere quasi dittatoriale di Fanfani; mi sento vicino all’analisi di Ramazzina sul doroteismo; infatti la capacità di essere innervati con il potere economico privato e pubblico - ha proseguito - era la capacità dei dorotei ma questo potere non era la capacità di mediazione di De Gasperi, non era la capacità di avere la guida e di confrontarsi con i poteri economici; nel pentolone doroteo mi sembra che fosse tutto mescolato; neanche le generazioni successive hanno avuto particolari capacità e la quarta, quella di Goria è stata l’ultima occasione perduta “.
Secondo Vincenzo Scotti “Aldo Moro è stato il vero capo dei dorotei“ e anche la rottura con i dorotei avviene sulla difesa che Moro fa della politica.; nei dorotei c’è rispecchiato tutto il Paese nei suoi vizi e nelle sue virtù. Il problema vero- ha detto ancora - è il potere: oggi siamo un Paese acefalo senza guida politica perché oggi la politica non sa cercare il consenso. Un partito è uno strumento di collegamento tra il governo e il Paese. Non ci siamo resi conto che è avvenuta una cosa che ha capovolto due secoli di cultura politica: un mondo di interessi dominanti (economia- finanza) ha scoperto che poteva portare la politica a deregolamentare e a liberalizzare in modo da conquistare il vero potere; “ così la politica si è suicidata.“.
Presente tra il pubblico ha preso la parola Alfredo Meocci, già direttore generale Rai, il quale dopo aver ribadito che i dorotei non avrebbero mai sciolto la DC come ha fatto Martinazzoli, ha riportato l’accento sull’importanza della relazione alla quale il web non può sostituirsi.
Il presidente dell’Associazione che ha organizzato la presentazione del volume di Ramazzina, “ Alba del Terzo Millennio “ Dott. Sara Iannone, nel ringraziare i presenti per un’attenzione così viva e che ha dimostrato ancora una volta l’esigenza diffusa di conoscere e di comprendere, ha ricordato quanto oggi più che mai il modo di gestire il potere sia doroteo indicando in questo Silvio Berlusconi, come l’esempio per eccellenza.