
Un chiarimento a chi non ha le idee chiare o proprio non ha idea
Ancora sulle leggi razziali
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Le leggi razziali sono una tragedia del passato e su questo non ci piove ma voglio anche aggiungere, a scanso di equivoci, che non ho assolutamente nulla contro gli ebrei, anzi: i miei due bisnonni materni aiutarono famiglie ebree, un altro mio parente ne aveva una in casa e un cannone antiaereo tedesco sul terrazzo... In risposta al precedente numero abbiamo ricevuto dieci richieste di cancellazione, non molto se si calcola che quel numero stato inviato a 3418 persone ma è un record che si eguaglia solo ad un numero in cui pubblicai l’articolo “ping pong all’uovo d’oro”, che scatenò la reazione cancellativa del mondo politico. Non posso farci nulla, ma ci provo ugualmente, se in Italia parlare di questioni di diritti e di legalità è difficile... c’è tanta confusione, ignoranza e disinteresse per la verità , che è troppo spesso sommersa dalla voglia di prevalere dei faziosi.
L’articolo “Napolitano e le leggi razziali” ha scatenato le ire di sette donne e tre maschietti? Certo è più da scoop prendere in castagna Vittorio Emanuele IV, travisando le sue risposte, che riflettere sul fatto che anche oggi se una legge simile venisse presentata al Capo dello Stato della Santissima Repubblica Italiana, lui dovrebbe firmare. Interessa solo a 1 dei 1151 giornalisti a cui abbiamo inviato l’e-mail? Amen. Ma i fatti non cambiano. Il Re doveva firmare perché era un Capo di Stato costituzionale; Lui ha sempre rispettato il suo ruolo in modo meticoloso e corretto, quindi se c’è ancora qualche cretino ignorante che ritiene di dover puntare il dito sui Savoia per la questione delle leggi razziali, sappia che fa un torto alla storia e agli stessi ebrei che morirono grazie a quelle leggi, perché quelle leggi non le ha scritte Vittorio Emanuele III ma un individuo con la camicia nera.
Se oggi Napolitano volesse non firmare una ipotetica legge razziale presentatagli da Prodi, alla fine della fiera, potrebbe solo dimettersi. La differenza è che oggi non c’è il fascismo.
Matteo Cornelius Sullivan