
Da "Bacco e Perbacco" i vini di "Les Caves de Pyrene"
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Quando sono approdato a quei vini che si suole definire “naturali“ avevo accumulato svariate esperienze non del tutto convincenti in quella direzione. Diversi i sentori che percepivo come difetti. Ma i pregiudizi nella mia poetica sono paratìe mobili che lasciano sempre passare il corso del fiume e la mia curiosità ha finito per vincere sulla ritrosìa ad accogliere nuove prospettive sensoriali. Il mio gusto ha vissuto una pacifica riparametrazione. Il gusto ha i suoi tempi, si trasforma e ne va accettato il cambiamento e tollerate le sortite ondivaghe, pena la perdita di ogni piacevolezza marginale. La strada e la continua evoluzione sono le uniche alternative alla fissità e alla tomba. Adesso, specie dopo l’irruzione nella mia vita dei nettari di “Les Caves de Pyrene“, posso dire che tanti di quei vini cosiddetti naturali sono una golosità. E “Les Caves de Pyrene“ sembra non sbagliare un colpo. Quando ne sperimento le proposte enologiche è sempre un tripudio dei sensi.
Per questo sono curioso di sapere come andrà a finire stasera da “ Bacco e Perbacco “ a Lucera, visto che va in scena una cena con degustazione di alcuni vini di Les Caves . La didascalia dell’evento recita:
“ Venerdì 15 Marzo alle ore 21. 00 Serata di Degustazione con Les Caves de Pyrene.
Confronto tra Italia e Francia attraverso 2 Spumanti Metodo Classico, 2 Bianchi e 2 Rossi da Vitigni Autoctoni.
Ogni coppia di vini sarà accompagnata da una preparazione del nostro Chef.
Nel corso della serata verrà presentato il calendario dei successivi appuntamenti con alcuni produttori di Les Caves de Pyrene
Franciacorta Saten 2008 Arcari e Danesi - Champagne Prestige Pas Dosè P. Gerbais
Fiano 2011 Picariello - Clos des Ecotards 2010 Saumur Blanc - M. Chevrè
Malidea Monferrato Rosso 2007 - Cascina Iuli vs Segna de Cor 2010 Le Roc Des Anges “
Ce n’è a sufficienza per nutrire grandi aspettative!
Mi chiedo di cosa si dovrebbe parlare: di analisi organolettiche, di piacevolezze sensoriali, di territorio, di metodi di produzione o di uomini, di idee, di filosofie che sottendono a tutto ciò? Con simili produttori non si saprebbe mai da dove cominciare. Ma è un impaccio sublime. Qui occorre conoscere il terroir, i campioni e i loro facitori . A partire dal primo.
Siamo in Franciacorta e la coppia Arcari e Danesi da tempo ha sposato la causa della missione “TerraUomoCielo“ in solido con il terzo, non esplicitato socio Andrea Arici, dell’azienda “Colline della Stella“ . Il senso del progetto è quello di proteggere un’agricoltura enoica che sia complementare alla natura e capace di ricavarne un frutto intonso e puro da ritrovare poi nel bicchiere. Progetto ambizioso e rischioso, in quanto fare a meno delle stampelle della tecnica enologica convenzionale non vuol dire solo affrontare le problematiche della vinificazione in maniera alternativa ma ingenerare un gusto sì pulito, sì fresco, sì tipico ma poco riconoscibile per papille gustative devastate da anni di iper-sensazioni, da pulizie obitoriali e da strutture mastodontiche. Il Satèn di Arcari e Danesi rinuncia allo zucchero in fase di tiraggio , il cosiddetto “metodo ancestrale“ , e affina sui lieviti per tre anni. Dopo un ‘ulteriore sosta in bottiglia giunge al palato fresco e delicato, come una carezza . L’approccio gustativo gentile e misurato, i profumi lievi e il tocco setoso ne fanno davvero una novità e una bella scoperta. Altra razza, altro stile lo Champagne Prestige Pas Dosè di Pierre Gerbais . Fino a qualche tempo fa l’Aube era la Cenerentola della Champagne. I suoi prodotti, se non ignorati, considerati comunque grossolani. Poi, un vero e proprio rinascimento enoico. E Pierre Gerbais ha avuto tanta parte in questa progressione di stile e di qualità. Lo Champagne che lampeggia nel bicchiere è amabile e leggiadro al profumo come sa esserlo solo lo chardonnay. Ma è in quel di bocca che si scatena la tempesta sensoriale. Su una nota citrina di sottofondo balenano lame di acidità. La freschezza è da capogiro, la beva golosa . Eppure non mancano soavità ed eleganza, quasi fossero note di risacca nelle pause concesse dalla copiosa salivazione. Non è lo champagne-monumento, è lo champagne sturm und drang .
Con Picariello e il suo Fiano torniamo a casa, all’italica modulazione di acidità e mineralità. Il Fiano di Summonte sciorina un discreto naso, prontezza e sapidità e pur sposandosi perfettamente al cibo denuncia una condizione iniziale nello sviluppo organolettico complessivo. Di là da venire quelle note nocciolate e fumose che lo hanno reso celebre. Con M. Chevrè e il suo Saumur Blanc si è di fronte ad una tavolozza complessa di profumi e sapori rinfrescanti . Il registro rimane quello che si suole definire “verticalità“ . Su di un tappeto fruttato e floreale si issano note balsamiche nell’alveo di una diffusa salinità. Il Clos des Ecotards 2010 è praticamente un vino “marino“, nel senso di salmastro e sapido, minerale e profondo, teso e vibrante. Non ci si stancherebbe mai di reiterare il sorso.
Passare ai rossi dopo cotanta beva parrebbe quasi molesto. Le bollicine e i bianchi ammaliano, come le donne. Sono il femminino nel mondo del vino. Fortunatamente c’è ancora tanto da gustare e da raccontare. E i rossi danno spettacolo . Anche per Fabrizio Iuli si potrebbero spendere le parole dette per Arcari e Danesi. Dal luogo più remoto del Piemonte, in combutta con spiriti eletti quali Gad Lerner e i suoi fratelli, è partita una sfida di qualità nella gaiezza della semplicità. Nessun enologo di grido, nessuna strategia produttiva aggressiva ed invadente. Solo la voglia di misurarsi con la propria passione d’antico retaggio: vinificare il più “naturalmente“ possibile. Tra i filari si fa agricoltura biologica e si rispettano gli ecosistemi. Risultato:un intenso, misurato, elegante Monferrato Rosso, il Malidea 2007. Umori terrosi e sanguigni dialogano con una gentile acidità che ne favorisce la suzione. E’ un vino dalla cospicua personalità, che non si dimentica. Riuscirà a sovrastarlo l’ultimo campione? Irrompe sulla scena il Segna de Cor 2010 de “Le Roc Des Anges“. “Segna de cor“ è una selezione delle vigne più giovani del domaine, fra 15 e 30 anni, con una prevalenza di grenache su di un saldo di carignan e syrah. La materia prima e la tecnica prediligono la fruttuosità e la naturalezza. Folate di frutti rossi e afrore di macchia mediterranea investono le nari. Il gusto è vivace e la trama è succulenta . Scatena diffuso entusiasmo, e le bottiglie restano vuote in men che non si dica. La chiusa golosa seda ogni ansietà.
Encomio speciale per lo chef , le sue succulenti nonché creative preparazioni culinarie e la regìa a quattro mani del titolare di “Bacco e Perbacco“ , Pier Paolo Petrilli, e del suo alter-ego Luigi. Coccolati nel corpo e rinfrancati nello spirito, ci si può distendere, riposare, godere. E constatare, con gli occhi brillanti di piacere, che l’Italia è un paradiso enoico che tallona da presso il gigante transalpino e che, nel gioco della comparazione e della sfida , ancora una volta ha vinto la magìa del vino.
ROSARIO TISO
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