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Giorgio Ghiringhelli - "islamizzare l’ambiente" : ecco la strategia degli islamisti per conquistare l’Europa

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2018-10-21 20:20:50
Domenica 20:40:41
Ottobre 21 2018

Giorgio Ghiringhelli - "islamizzare l’ambiente" : ecco la strategia degli islamisti per conquistare l’Europa

Uno scrittore algerino mette in guardia gli occidentali : attenti alla manipolazione dei bambini abituati a vivere in un ambiente musulmano ( con donne velate ecc.).

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Losone: Sul Mattino della domenica del 15 luglio 2018 era stata pubblicata una foto (vedi sopra) che mostrava due donne musulmane intente a pregare all’aeroporto di Zurigo. La persona che aveva trasmesso la foto al giornale aveva tenuto a precisare che i parenti delle due donne pretendevano addirittura di impedire agli altri passeggeri l’accesso agli armadietti per non disturbarle ! Scene del genere avvengono ogni giorno e sempre più spesso e sempre più sfacciatamente in ogni angolo d’Europa , nei giardini pubblici, nelle piazze e nelle strade, nei posteggi, nelle fabbriche, nelle stazioni...ovunque !

Gli ingenui buonisti diranno che non v’è nulla di male se qualcuno prega in pubblico e che bisogna rispettare e tollerare le credenze altrui, e non si rendono conto che questa è una delle tante strategie usate dagli scaltri islamisti per “islamizzare l’ambiente” , abituando la gente e soprattutto i bambini alla presenza dell’Islam, e colonizzando così poco a poco i Paesi da loro presi di mira.

Boualem Sansal : “c’è un piano degli islamisti per conquistare l’Europa”

Nell’edizione del 5 giugno 2018 il Corriere del Ticino aveva dedicato due interessanti pagine allo scrittore algerino Boualem Sansal, autore del recente libro intitolato “Nel nome di Allah - Origine e storia del totalitarismo islamista” nel quale si descrive come, subito dopo la guerra di liberazione dalla colonizzazione francese ( 1954-1962) , in Algeria cominciarono ad arrivare i primi predicatori religiosi islamisti (per lo più membri dei “Fratelli musulmani”) che inizialmente apparivano come individui bizzarri che suscitavano simpatia, e che anni dopo, attraverso la rete delle moschee, avevano radicalmente cambiato il Paese diffondendo l’islamismo ovunque, trasformandosi in un “fascismo assassino che obbedisce solo alla volontà di potenza” e raggiungendo una potenza tale da poter sfidare ogni giorno lo Stato e da consentir loro di “installarsi in Occidente e attaccare la democrazia utilizzando la democrazia stessa con abilità e astuzia”.

Sotto l’emblematico titolo virgolettato a tutta pagina - “C’è un piano degli islamisti per conquistare l’Europa” - il Corriere del Ticino aveva pubblicato una lunga intervista di Andrea Grillini allo scrittore musulmano , il quale, avendo provato sulla propria pelle e in un Paese musulmano quali sono le strategie di conquista messe in atto dagli islamisti - ha tenuto a mettere in guardia gli europei.

Alla domanda “In che modo sta avvenendo l’islamizzazione dell’Occidente ? ” Boualem Sansal ha risposto : “Attraverso i flussi migratori e il sostegno dei Governi arabi e di tutte le popolazioni l’Islam è in rapida espansione nel mondo e l’intento è quello di convertire le popolazioni autoctone. Se i popoli accetteranno la conversione tutto andrà per il meglio, ma se la rifiuteranno, gli islamisti adotteranno metodi coercitivi, ossia le azioni terroristiche, gli attacchi a persone inermi, le stragi : tutto quanto può servire a indebolire la resistenza dell’Occidente (...)”.

E lo scrittore ha anche spiegato quali sono le strategie per indottrinare e convertire gli “infedeli”... cioè noi. In primis grazie a una predicazione incessante e poi con certe azioni insospettabili che non danno nell’occhio, come ad esempio “una certa manipolazione dei bambini nelle scuole e nelle associazioni sportive”. Ma anche con quella che egli definisce “l’Islamizzazione dell’ambiente” e che inizia “facendo circolare le donne velate, o con le scritte dei locali e degli esercizi commerciali : e a forza di vivere in un ambiente musulmano i bambini crescono e diventano musulmani credendosi nativi di questi valori. E se ci scappa di mano l’infanzia, la gioventù, l’ambiente, il cammino dell’Islam sarebbe spianato”.

Islamizzare l’ambiente per abituare i bambini alla presenza dell’Islam

Ai difensori del multiculturalismo come elemento di arricchimento culturale andrebbe dunque spiegato che le donne con il velo (se possibile già in età scolastica) , i burkini nelle spiagge e nelle piscine pubbliche, le turiste arabe in burqa e niqab, le richieste di esenzioni dalle lezioni di nuoto e di ginnastica per le alunne, la diffusione di cibi halal (cioè gli alimenti leciti) nelle mense scolastiche e nel commercio, le preghiere in strada, le tuniche e le barbe per gli uomini, la ferrea pratica del ramadan che non si concilia con certe attività lavorative, la costruzione di minareti e di moschee sempre più grandi e sfarzose, la richiesta di inserire nel calendario delle feste ufficiali le festività musulmane, l’insegnamento dell’arabo ai bambini che frequentano le scuole coraniche, la richiesta di spazi specifici per le preghiere nelle scuole e sui posti di lavoro, i cimiteri islamici , la finanza islamica nelle banche e così via, fanno parte della strategia di lunga durata per creare una società islamica parallela nella società occidentale e per islamizzare l’ambiente al chiaro scopo di abituare sempre più le future generazioni alla presenza dell’Islam e facilitare così le conversioni. E vi sono pure docenti, anche in Ticino, che cascano nel tranello portando le loro classi a visitare qualche moschea locale , dove l’imam di turno spiega agli alunni e alle alunne (per l’occasione con un foulard in testa) come pregano i musulmani. E così l’islamizzazione avanza...

Presto un Premio nazionale per premiare chi si oppone all’islamizzazione

Quanto sostenuto dallo scrittore algerino non è una novità. Da anni decine di persone che si occupano in modo critico di Islam in Svizzera (fra cui il sottoscritto) vanno dicendo le stesse cose, ma senza però meritare l’attenzione della popolazione, dei politici e della stampa (che al 70% è composta da giornalisti di sinistra e dunque quasi per definizione filoislamici e pro migranti musulmani ) e senza meritare interviste con titoli a quattro colonne, probabilmente perché questi critici “nostrani” hanno il difetto di non essere musulmani (unica eccezione : la zurighese di origini tunisine Saida Keller-Messahli) e di non essere di sinistra, e dunque sono aprioristicamente “bollati” come degli estremisti, razzisti e populisti, politicamente scorretti , intolleranti e fomentatori d’odio.

Ed è proprio per rendere pubblicamente merito a questi eroici difensori incompresi della nostra società occidentale che il movimento del Guastafeste lancerà a inizio agosto un Premio a livello nazionale, per il quale lancio fin d’ora un appello a eventuali finanziatori.

E comunque è un bene che a criticare l’Islam e a cercare di far aprire gli occhi agli ignari e ingenui occidentali siano finalmente anche dei musulmani : sono numerosi, ancorché spesso poco conosciuti, questi coraggiosi che un po’ ovunque nel mondo rischiano la pelle e in qualche caso devono girare con le guardie del corpo perché considerati dai fanatici islamisti degli eretici e degli apostati meritevoli di essere uccisi, ma mi limito a citare qualche nome oltre al già citato Boualem Sansal : Hamed Abdel-Samad (autore del recente libro “Fascismo islamico”) , Magdi Allam (autore di numerosi libri, fra cui “Islam, siamo in guerra”) , Ayan Hirsi Ali, Souad Sbai (autrice del recente libro “I Fratelli musulmani e la conquista dell’Occidente”), Wafa Sultan, Djemila Benhabib.

La preghiera dei musulmani che istiga all’odio verso i cristiani e gli ebrei

Per quanto riguarda le preghiere che i musulmani praticanti sono tenuti a recitare cinque volte al giorno, c’è da dire un cosa che molti non sanno. Secondo l’esperto di diritto islamico dr. Sami Aldeeb, cittadino svizzero di origini palestinesi , cristiano, domiciliato a Saint-Sulpice, queste preghiere contengono delle invocazioni che istigano i musulmani all’odio verso i cristiani e gli ebrei. Nell’ambito di queste preghiere occorre recitare più volte la Fatiha, ossia i sette brevi versetti che compongono la prima Sura ( capitolo) del Corano. Ed è proprio nel settimo di questi versetti che è contenuto il problematico messaggio di odio, il quale deve essere ripetuto 17 volte al giorno e dunque più di 6'000 volte all’anno : un vero e proprio lavaggio del cervello...
All’interpretazione del versetto in questione, mediante un’analisi dell’esegesi attraverso i secoli, Sami Aldeeb ha dedicato un intero libro di oltre 100 pagine intitolato “La Fatiha e la cultura dell’odio”. Difficile, se non impossibile, contestare le preoccupanti conclusioni a cui lo studioso è giunto dopo questa minuziosa ricerca scientifica.

Ma cosa dicono di così deplorevole i versetti 6 e 7 della Fatiha (che significa “Prologo”) ? Nella traduzione italiana del Corano fatta da Federico Peirone per la collana Oscar classici Mondadori si legge : “(6) Guida i nostri passi sul sentiero sicuro, (7) sul sentiero di coloro a cui hai elargito benefici in abbondanza, sentiero ben diverso da quello di coloro coi quali ti sei adirato, ben diverso da quello di coloro che, errando, si sono smarriti”. La traduzione francese fatta dallo stesso Aldeeb, perfetto conoscitore dell’arabo, suona invece così : “ Dirige-nous vers le chemin droit. Le chemin de ceux que tu a gratifiés, contre lesquels [tu n’es] pas en colère et qui ne sont pas égarés”.

Apparentemente i termini che designano i due gruppi, cioè “la gente contro cui Dio è in collera” e “la gente che ha smarrito la retta via” sembrerebbero rivestire un significato generale e designare tutti i peccatori e tutti coloro che si allontanano dalla via prescritta da Dio. Ma Sami Aldeeb nel suo libro ha dimostrato senza ombra di dubbio che, secondo la schiacciante maggioranza degli esegeti - dall’VIII secolo ai giorni nostri (in totale 87, da lui meticolosamente citati con le rispettive interpretazioni) - le genti contro le quali Dio è in collera sono gli ebrei e quelli che hanno smarrito la retta via sono i cristiani.

“Se effettivamente il senso indicato dagli esegeti è quello che abbiamo appena descritto - osserva Sami Aldeeb - v’è da chiedersi come i musulmani possano coesistere in pace e in armonia con gli ebrei ed i cristiani con tutte le volte che devono ripetere la Fatiha. Certo, sarebbe delicato chiedere ai musulmani di abbandonare la recita della Fatiha, che costituisce una condizione di validità della preghiera musulmana. Ma abbiamo il diritto di far notare che questo capitolo del Corano, così come è interpretato dalla quasi totalità degli esegeti musulmani, Maometto compreso, semina l’odio”.

Sami Aldeeb nel suo libro ha pure evidenziato che la recita regolare della Fatiha viola a suo dire le norme contro la discriminazione contenute negli articoli 261 e 261 bis del Codice penale svizzero, perché il fatto di ripetere almeno 17 volte al giorno il settimo versetto del Prologo del Corano “costituisce senza alcun dubbio un incitamento alla discriminazione e all’odio in ragione di un’appartenenza religiosa”. Per questo motivo egli ritiene ragionevole che il suo studio possa essere utilizzato se non proprio per proibire la preghiera musulmana almeno per far conoscere il problema che molto concretamente pone la pratica della religione musulmana.

La battaglia di Alain Jean-Mairet contro una preghiera che viola il Codice penale

A rincarare la dose ci ha pensato un altro studioso e implacabile critico dell’Islam, Alain Jean- Mairet, il quale il 29 aprile 2017 aveva postato su un blog di Amazon un commento al libro di Sami Aldeeb ( www.amazon.fr/gp/c...iews/R3VJBIJS78WPE9 ) intitolato “Le secret de Polichinelle de la prière musulmane” (“Il segreto di Pulcinella della preghiera musulmana”) , nel quale faceva presente che “il messaggio contenuto nella Fatiha riveste un’importanza cruciale per la comprensione intuitiva che il musulmano ha della propria religione ; e ciò che si ripete più di 6'000 volte all’anno tende a diventare “la” Verità : una verità che per di più è difficile da contestare pubblicamente in un ambiente in cui tutti recitano questa preghiera”.
Da notare che tre anni fa Jean-Mairet aveva inoltrato ai procuratori pubblici e ai parlamentari di quasi tutti i Cantoni (il Ticino non era fra questi) delle denunce miranti proprio a mettere in evidenza l’azione di quelle organizzazioni islamiche, e dei loro membri e dirigenti, che, incoraggiando i fedeli musulmani a ripetere più volte al giorno la Fatiha, li incitavano in tal modo a odiare delle persone senza una valida ragione e solo in funzione della loro appartenenza a una religione, contravvenendo così all’articolo 261 bis del Codice penale ( www.precaution.ch/action ).

Il “complesso” occidentale che spalanca le porte all’islamizzazione

E allora quando vedete dei pii musulmani che pregano in strada o all’aeroporto di Zurigo o nei posteggi del Fox Town o nei giardini pubblici di Lugano, non pensate che stiano pregando per la pace, l’amore e la tolleranza religiosa : i novelli colonizzatori dell’Europa pregano in terra cristiana , ostentatamente e con l’arroganza tipica dei conquistatori, per manifestare il loro odio verso gli ebrei e il loro disprezzo verso i cristiani che hanno smarrito la retta via tracciata da Allah, e stanno pregando il loro Dio per aiutarli a convertire i cristiani e islamizzare l’Occidente !

In un’intervista rilasciata a Patricia Brambilla e pubblicata il 17 luglio scorso su Migrosmagazine, la musulmana Saida Keller-Messahli ( autrice di un libro pubblicato nel 2017 in cui si denuncia la crescente diffusione della radicalizzazione nelle moschee svizzere e si invoca la necessità di varare una politica di tolleranza zero verso gli islamisti ) ha detto che si dovrebbe regolare la questione di certe scuole d’infanzia clandestine attive nelle moschee, nonché delle scuole coraniche in cui si insegnano ai bambini cose contrarie al principio di uguaglianza fra uomini e donne (www.migrosmagazine.ch/profile/564541 ).

Del resto l’articolo 9 capoverso 2 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali ammette la possibilità di stabilire per legge delle restrizioni alla libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo se queste restrizioni “costituiscono misure necessarie in una società democratica, per la protezione dell'ordine pubblico, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui”.

Emblematica foto scattata qualche anno fa a Berna, davanti al Palazzo federale , durante una manifestazione di protesta organizzata da quel covo di fanatici islamisti che fanno capo al Consiglio centrale islamico svizzero di Nicolas Blancho Il minimo da farsi sarebbe di proibire che queste preghiere discriminatorie e incitanti all’odio avvengano in luoghi pubblici e fors’anche nelle moschee, che sono aperte al pubblico e che sono
centri di indottrinamento per i giovani e anche per i minorenni.

Toc, toc : Berna è in ascolto ? E’ ora che l’Occidente studi le contromosse per bloccare la strisciante islamizzazione dell’ambiente da parte di quegli islamisti che attaccano la democrazia utilizzando la democrazia stessa...
Ed è altresì ora che certe organizzazioni islamiche che millantano di rappresentare tutti i musulmani residenti in Svizzera, anziché lamentarsi ad ogni occasione per la stigmatizzazione di cui i musulmani sarebbero vittime nella Confederazione, si chiedano come mai i musulmani - specialmente a partire dall’11 settembre 2001- hanno una brutta reputazione nel mondo, e si chiedano se le cause non siano per caso da ricercare nella loro stessa religione ( che avrebbe urgentemente bisogno di una sostanziale riforma) e nell’attività dei loro protetti islamisti a favore di una radicalizzazione dei musulmani e contro la loro integrazione.

Il colmo dei colmi è che in larga misura sono proprio gli occidentali stessi (Governo e Parlamento svizzero in testa a livello europeo) a stendere dei tappeti rossi per facilitare il compito agli islamisti : o perché non hanno capito niente di quel che sta accadendo , o per vigliaccheria, o per interesse ( i petrodollari degli sceicchi fanno gola a tanti...), o quale forma di redenzione collettiva per i torti veri o presunti (ma non privi di giustificazioni ) di cui nei secoli scorsi si sarebbero macchiati gli europei - ma sicuramente non gli svizzeri - nei confronti soprattutto delle popolazioni arabe nordafricane e del Medio Oriente ( le crociate, il colonialismo, le guerre).
E qui concludo suggerendo a chi è stato colpito da questo virus della colpevolizzazione collettiva, vera e propria arma di autodistruzione e autocastrazione di massa, di leggere il libro del geopolitologo francese Alexandre Del Valle intitolato “Le complexe occidental : petit traité de déculpabilisation”. In quest’opera l’autore analizza in 400 pagine il processo di disinformazione all’origine di questa manovra di destabilizzazione collettiva che trae origine da alcuni “miti” come le crociate, le “tenebre” del Medio Evo, la demonizzazione della Chiesa cattolica, il “debito” verso la scienza arabo-musulmana e verso Al-Andalus ( il nome che gli arabi diedero alla parte della Penisola Iberica da essi controllata e governata dal 711 al 1492) , le accuse di schiavismo, di colonialismo e di razzismo a senso unico, la “mondializzazione” e le derive dell’Unione europea.
L’Islam non è integrabile nella nostra società : o si reagisce o si subisce !

Insomma, per quanti errori possano aver compiuto i nostri avi in passato ciò non é un buon motivo per dover subire supinamente a nostra volta, quasi a mo’ di espiazione, gli effetti negativi e micidiali dell’aggressiva colonizzazione islamica dell’Europa in corso ormai già da una cinquantina d’anni e che nel giro di pochi decenni spazzerà via dal nostro continente tutto quanto di buono le passate generazioni hanno saputo creare attraverso i secoli : la democrazia e le sue grandi conquiste quali la libertà di espressione e di religione , l’uguaglianza fra uomini e donne, la separazione fra Stato e Chiesa e così via. Queste sono conquiste troppo preziose, che meritano bene di essere difese con le unghie e con i denti , anche a costo di adottare drastici provvedimenti restrittivi e illiberali nei confronti dell’unica religione al mondo che rifiuta l’integrazione dei suoi adepti (ossia l’accettazione dei valori etico-politici) nelle società in cui vivono , che autorizza lo schiavismo sessuale e che premia con il paradiso chi si fa saltare in aria per uccidere gli infedeli.

Già nel 2005 lo scomparso politologo italiano Giovanni Sartori aveva capito tutto e sul Corriere della Sera scriveva : “ Gli islamici non si sono mai integrati, nel corso dei secoli (un millennio e passa) in nessuna società non-islamica. Alla sua intensità massima l’Islam produce l’uomo-bomba, il martire della fede che si fa esplodere, che si uccide per uccidere (e che nessuna altra cultura ha mai prodotto). Diciamo, a caso, che a questo grado di surriscaldamento, di fanatismo religioso, arrivano uno-due musulmani su un milione. Tanto può bastare per terrorizzare gli infedeli, e al tempo stesso per rinforzare e galvanizzare l’identità fideistica (grazie anche ai nuovi potentissimi strumenti di comunicazione di massa) di centinaia di milioni di musulmani che così ritrovano il proprio orgoglio di antica civiltà. Ecco perché l’integrazione dell’islamico nelle società modernizzate diventa più difficile che mai...”

Source by Redazione

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from: ladysilvia
by: Redazione