
ANNAPOLIS: UN VERTICE DI DEBOLEZZE E IL RUOLO DELLA TURCHIA
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Medio Oriente: Misna; “Un insieme di debolezze non può portare molto lontano e la situazione è così fluida da pensare che il vertice di Annapolis sia il tentativo degli Stati Uniti di mantenere il Medio Oriente in uno stato di instabilità e tensione continua, tale da giustificarne la presenza militare”: lo ha detto alla MISNA Antonino Pellitteri, docente di Storia dei paesi islamici presso la facoltà di lettere dell’Università di Palermo, titolare della più antica cattedra italiana per gli studi di arabistica. Capire il Medio Oriente " secondo il docente siciliano - significa anche capire che nulla può risolversi se non all’interno di un contesto regionale che comprenda tutte le variabili: motivo sufficiente perché, a maggior ragione adesso che non in passato " quando Arafat rappresentava tutti i palestinesi e trattava con un esecutivo forte come quello di Rabin " difficilmente da Annapolis partirà l’ultimo e definitivo processo di pace per la creazione di uno stato palestinese e la stabilizzazione di tutta l’area.
“Mettendo una parte dei tasselli del mosaico su uno stesso tavolo " ha aggiunto Pellitteri " avremmo il Libano che non riesce ad eleggere un nuovo presidente, i palestinesi divisi da una guerra civile strisciante con Hamas nemmeno invitata al tavolo delle trattative, Israele con un esecutivo altrettanto debole e sicuramente incapace di avviare adesso qualunque serio discorso di pace”. Su un altro tavolo, ha detto ancora alla MISNA Pellitteri, dovremmo mettere l’Iran " anche lei non invitata all’assise organizzata nella capitale dello stato del Maryland " che negli ultimi mesi ha cercato di avvicinarsi ai paesi del Golfo; l’Iraq, dove troviamo Washington che sostiene gli sciiti, mentre gli alleati sauditi appoggiano i sunniti; e infine la Siria che si presenta ad Annapolis in veste di osservatore interessato.
“Il punto " ha detto Pellitteri " è che gli Stati Uniti più che alla creazione di uno stato palestinese, o perfino all’eventualità di un attacco contro l’Iran (improbabile se pensiamo alla sicura opposizione di Russia, Cina e probabilmente Europa), nel momento forse di massima debolezza del presidente George Bush provano a tirarsi fuori da una sorta di pantano nel quale sono caduti: Annapolis è allora il tentativo di riaffermare la loro potenza, e per farlo, vogliono mantenere l’attuale stato di instabilità spezzando contemporaneamente qualunque forma di nuovo e alternativo equilibrio”. Eppure, secondo Pellitteri qualcosa si muove e non necessariamente nella stessa direzione voluta dai circoli neo-conservatori americani: “La Turchia in questo momento gioca un ruolo dietro le quinte molto importante; se la Siria è ad Annapolis è perché ci sono state consultazioni tra Ankara e Damasco, non certo per le insistenze dei sauditi. Nel momento in cui mancano le certezze e con un’America più debole che mai, il governo di Erdogan sta tessendo una trama che porta il segno della storia e del passato ottomano; non per ricostruire un impero che non c’è più, ma per recuperare vincoli e legami di paesi che facevano parte di una stessa entità , che hanno un passato e tradizioni comuni e che forse possono individuare soluzioni vere e decisive”. (a cura di Gianfranco Belgrano) [GB]