
Osservazioni introduttive del presidente Charles Michel alla videoconferenza dei leader dell'UE con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden
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Buon pomeriggio, presidente Biden. Grazie per aver accettato il nostro invito. La accogliamo oggi con immenso piacere. Quella di ricevere ospiti stranieri nelle nostre riunioni ordinarie non è una prassi comune del Consiglio europeo. L'ultima volta è accaduto 11 anni fa con un suo caro amico: Barack Obama.
A Washington, quello che fa il Consiglio europeo potrebbe non essere chiaro. Come sa, il Consiglio europeo riunisce i 27 capi di Stato e di governo dell'UE, ciascuno dei quali è responsabile dei propri cittadini e del proprio parlamento. Questo gruppo è il fulcro strategico della nostra Unione. Insieme, prendiamo decisioni sulla direzione da imprimere al progetto europeo.
Signor presidente, lei sa bene quanto sia difficile un consenso bipartisan. Immagini cosa accade quando si è 27! Perché gli Stati membri sono 27.
Eppure, aspetto ancora più importante, in seno al Consiglio europeo costruiamo la nostra unità giorno dopo giorno. E lo facciamo per consenso. Abbiamo deciso proprio in questa sede di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. E proprio in questa sede abbiamo adottato il nostro storico piano da 1 800 miliardi di EUR per la ripresa dalla #COVID-19, che va ad aggiungersi ai piani nazionali di incentivi.
È in questa sede, ad esempio, che definiamo la politica dell'UE nei confronti di Cina, Russia e Turchia. E, dopo le elezioni negli USA, abbiamo discusso del significato che la sua presidenza avrebbe avuto per le nostre relazioni transatlantiche. La nostra valutazione è unanime: si tratta di un'opportunità storica per rilanciare la nostra cooperazione e rendere più profondo il nostro legame storico.
Da quando è stato eletto, abbiamo parlato molto di lei. Siamo quindi lieti di poterle parlare direttamente. L'America è tornata. E siamo felici che lei sia tornato.
Oggi la nostra priorità assoluta è la COVID-19. Nessuno sarà al sicuro finché tutti non lo saranno. Dobbiamo unire le forze per sconfiggere il virus.
Ciò include una stretta cooperazione in materia di vaccini, per incrementare la produzione e la consegna e garantire che catene di approvvigionamento aperte. Saremo uno dei principali produttori di vaccini, per proteggere i nostri cittadini e le persone di tutto il mondo. Attraverso lo strumento #COVAX, dobbiamo anche guidare gli sforzi per assicurare che i vaccini arrivino in tutti i paesi.
Disponiamo di tutti gli strumenti necessari - scienza, capacità, risorse e la volontà collettiva. Restando uniti, fianco a fianco, possiamo dimostrare che le democrazie sono il metodo più idoneo per proteggere i cittadini, promuovere la dignità e generare prosperità.
Lo shock causato dalla pandemia deve essere un campanello d'allarme. E dobbiamo ricostruire meglio e in modo più intelligente. Ecco perché l'Unione europea ha intrapreso una trasformazione duplice fondamentale attraverso il Green Deal e l'agenda digitale. Il nostro è stato il primo blocco ad assumere l'impegno di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. E altri hanno seguito il nostro esempio. La sua decisione di far rientrare l'America nell'accordo di Parigi è una notizia fantastica, musica per le nostre orecchie. E sosteniamo il vertice che organizzerà il mese prossimo in occasione della Giornata della Terra.
Anche per quanto riguarda il digitale vogliamo dare il buon esempio. Ed evitare di abusare delle nostre risorse di dati come abbiamo fatto con le risorse naturali. Siamo convinti che i cittadini non accetteranno lo sfruttamento eccessivo dei loro dati personali, che sia da parte delle imprese alla ricerca di profitto o degli Stati, per controllare i cittadini. Questo non è sostenibile né per le imprese né per la democrazia.
Abbiamo bisogno di un quadro assennato nel cui ambito utilizzare le risorse digitali a fini di innovazione e sviluppo economico. E dobbiamo anche proteggere l'"ambiente" delle nostre democrazie e libertà individuali. Si tratta di una sfida complessa e stimolante. Elaboriamo insieme questo principio democratico digitale.
Dopo le atrocità della seconda guerra mondiale abbiamo collaborato per costruire l'ordine internazionale basato su regole. Abbiamo creato le Nazioni Unite e altre istituzioni internazionali.
E, per svariati decenni, questo ordine basato su regole è stato messo a dura prova dall'Unione Sovietica, che ha imposto le proprie regole e minacciato con forza brutale chi si è opposto. Con la caduta dell'impero sovietico abbiamo creduto nella cosiddetta "fine della storia"… la vittoria finale della democrazia. E infatti la democrazia si è ampliata. L'economia di mercato ha compiuto progressi. Altri paesi si sono uniti al sistema multilaterale.
Trent'anni dopo sappiamo però di esserci sbagliati sulla vittoria generale della democrazia liberale. Le tendenze autoritarie si sono trasformate in nuovi modelli. Hanno abusato o piegato le regole, ricorrendo a nuovi strumenti (disinformazione, minacce informatiche e minacce ibride) per attaccare le democrazie, sia dall'esterno che dall'interno. Questi nuovi regimi rappresentano una minaccia per la democrazia, i diritti umani e l'ordine basato su regole. Almeno quanto i regimi della guerra fredda.
Per questo motivo, la NATO continua a rappresentare la pietra angolare della pace e della sicurezza collettive. E noi europei siamo determinati ad assumerci la parte dell'onere che ci compete. Ora più che mai spetta all'America e all'Europa promuovere il modello democratico e l'economia di libero mercato, in collaborazione con i partner che condividono gli stessi principi.
Quello che facciamo insieme oggi determinerà il mondo in cui, domani, vivranno i nostri figli e nipoti. Ecco perché ieri abbiamo accolto con piacere il segretario di Stato Antony Blinken per discutere di temi geopolitici come la Cina, la Russia, l'Iran o il Corno d'Africa, i Balcani occidentali e il partenariato orientale.
Uniamoci per costruire un mondo più equo, più verde e più democratico. Ancorato alla nostra storia comune. L'UE è un progetto di pace. Se oggi viviamo in un contesto di pace, libertà e prosperità, lo dobbiamo agli innumerevoli americani che 76 anni fa sono approdati alle nostre coste. Hanno combattuto per la nostra libertà, per la giustizia e la democrazia. Molti sono morti in nome della libertà. L'offensiva delle Ardenne, nel mio paese natale, continua a vivere nei cuori e nei pensieri delle famiglie. È qualcosa che ci unisce per sempre.
Partiamo da questa amicizia per dare forma a una nuova mentalità transatlantica. Una base solida per la nostra rinnovata cooperazione. Grazie ancora per essersi unito a noi stasera, e per aver condiviso il suo punto di vista sulla nostra cooperazione futura.