
Situazione Covid-19 indiana e mass-media, tra sensazionalismo, manipolazioni e taumaturghi
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L’emergenza covid oggi non è l’India ma l’Ungheria; per comprenderlo esaminiamo prima dei dati generali: a fine marzo del 2021 la popolazione mondiale è stimata a oltre 7,85 miliardi di persone, e l’India, che è la seconda nazione più popolosa al mondo con ben 1.390.456.911 di abitanti (10/04/2021), ed è preceduta solo dalla Repubblica Popolare Cinese (1.412.210.000 abitanti il 05/05/2021), conta un essere umano ogni 5,61, cioè loro sono il 19,79% dell’umanità (i cinesi sono il 20,97%). L’Ungheria ha invece una popolazione di 9.655.361 abitanti (2019), quindi molto inferiore a quella dell’India, ma il numero dei morti per covid è in proporzione molto più alto tra gl’ungheresi, anzi al momento il più alto in assoluto, e lo possiamo “scoprire” esaminando dei semplici dati statistici che dovrebbero anche farci comprendere che in verità i casi di morte in India sono bassissimi rispetto alla loro popolazione: 160/1M [160 ogni milione di persone], mentre appunto in Ungheria, che però non fa notizia, sono 2.895/1M [2.895ogni milione di persone] ma nessuno ne parla, nonostante, notare bene, in Ungheria i morti per covid-19 siano in proporzione 18.09 volte i deceduti dell'India (dato del 03/05/2021). Quello che spaventa e che fa notizia invece è il numero di morti totale (226,188, dato parziale del 05/05/2021) degli indiani ( fonte: www.worldometers.info/coronavirus/ ), mentre gl’ungheresi, con i loro 28.045 morti, evidentemente non generano interesse, forse anche perché non sono caotici e non bruciano i cadaveri all’aperto. Ovviamente l’India va aiutata ma questi dati ci devono far riflettere sul fatto che molti giornalisti sono solo dei sensazionalisti, che spesso obbediscono ciecamente ai loro padroni e a cui piace spaventare la gente per tenerla attaccata allo schermo con la paura. Un altro esempio di manipolazione ipotetica di notizie è un lockdown che ha riguardato Perth, in Western Australia, scattato il 26/04/2021 per tre giorni soli, cioè inutile ai fini di prevenzione in quanto gl’esperti suggeriscono 14 giorni minimo, cosa che quindi può far pensare che il lockdown stesso sia stato studiato più per spostare l’attenzione dei cittadini, tramite i mass-media, dal fatto che il sistema di prevenzione contagi è fallito, alla notizia del lockdown stesso (M.B.); Probabilmente questo consenso dei mass-media allo spostamento dell’attenzione dai fatti, è anche in relazione al fatto che Mark McGowan, il premier del Western Australia, è stato rieletto recentemente con percentuali bulgare, 53 membri del parlamento statale su 59. La popolarità dei politici australiani, a prescindere dal partito di appartenenza, è oggi alle stelle e loro si auto-attribuiscono enormi meriti nella prevenzione della diffusione del covid-19, sembra quasi che ora abbiano doti “taumaturgiche”, ma nessuno ricorda il semplice fatto che quando il virus ha iniziato a diffondersi in giro per il mondo, in Australia era estate e il covid è un virus simile a quello dell’influenza, quindi si diffonde più facilmente d’inverno. E non si cita nemmeno che gl’ultimi due inverni australiani sono stati mitissimi e l’Australia è geograficamente isolata e con una bassissima densità di popolazione, cosa che pure aiuta. Infatti il virus in Australia ha creato le maggiori complicazioni sulle navi da crociera e a Melbourne in uno dei pochissimi quartieri con condomini, quindi con una maggiore densità di popolazione. La realtà è che i politici australiani inizialmente sono stati lentissimi nel prendere precauzioni, esattamente come con gl’incedi boschivi, ma la fortuna ha prevalso e poi loro sono riusciti a gestire la situazione abbastanza bene, ma queste cose ai mass-media pare non interessino, interessa sempre il sensazionalismo…
Matteo Cornelius Sullivan