
Facebook puzza di repubblica
View 10.4K
words 531 read in 2 minutes, 39 Seconds
Per l'ennesima volta Facebook pone delle restrizioni ad alcune delle pagine monarchiche che gestisco direttamente, conseguentemente è doveroso chiarire alcuni concetti e dare delucidazione su alcuni fatti. La ragione dell’accanimento di Facebook nei confronti di alcuni monarchici è ovvia, noi vogliamo il ripristino di una Monarchia; nel caso specifico presente è che presumibilmente sono a conoscenza, tramite spionaggio, di una legalissima attività in preparazione col Partito della Alternativa Monarchica, un partito assolutamente legale e che, sia bene chiarirlo, non percepisce alcun finanziamento dello Stato. Questa ulteriore (ci hanno bloccati molteplici volte) restrizione in cui si nega la possibilità di postare su delle pagine specifiche senza dare motivazione, dimostra non solo una violazione continuata dei diritti politici dell’individuo e delle Organizzazioni politiche costituite e legali, della privacy, una persecuzione politica e una discriminazione politica ma anche la mediocrità e il servilismo di Stato di chi gestisce Facebook, ovvero la Polizia di Stato italiana che ha questo potere spionistico, ed evidentemente di interferenza politica, a seguito dell’accordo dell’allora Ministro dell’Interno Roberto Maroni (il cui spessore ricordiamo anche per il decreto Biondi sull'abolizione della custodia cautelare, che fece uscire di prigione i corrotti di Tangentopoli), e l’accordo tra Polizia postale e Facebook contro i cyber criminali; E questo quando in uno Stato democratico le forze dell’ordine non possono sostenere attività politica! Inoltre a questi deficienti culturali evidentemente sfugge che sostenere l’istituzione monarchica non è un reato e che se ci trattano come se fossimo criminali, sono loro stessi a porsi dalla parte dei criminali, appunto per la violazione dei diritti sopra elencati. Uno Stato che adotta misure illegali di questo genere, è uno Stato criminale, anche quando si tratta di cose relativamente piccole come delle pagine Facebook. Questo atteggiamento di sopruso è confermato dagli arresti arbitrari nei confronti di monarchici, come avvenne per esempio nel 2006 in concomitanza con l’arresto di Vittorio Emanuele IV di Savoia. Qui chiarisco che quando ci si batte per l’affermazione della legalità istituzionale di un Paese, lo si fa per la dignità di tutti i suoi cittadini e, nel caso dell’Italia, questo include i repubblicani e tutte le forze contrarie alla Monarchia che rimane, a prescindere dalle opinioni, cioè come fatto immutabile, l’istituzione legale in Italia, mentre la Repubblica rimane una istituzione “de facto”, mai proclamata legalmente e, brogli colossali a parte con oltre 2 milioni e mezzo di voti inventati e legge referendaria non applicata, questa si è imposta col colpo di Stato del 12/06/1946 e non col referendum del 02/06/1946 come molti ignoranti ancora oggi credono. La legalità dell’istituzione e la storia degli eventi che la riguarda va oltre la volontà o l’opinione dei singoli individui e conseguentemente quando le attuali istituzioni repubblicane infieriscono nei confronti dei monarchici, i quali come il sottoscritto chiedono solo legalità, si pongono in uno stato di inferiorità peggiore di quella che deriva dalla loro origine golpista. Non saranno certo degli individui che rappresentano delle istituzioni la cui storia repubblicana di corruzione estrema è evidente a tutti, a far mutare la storia, i fatti o l’attività politica monarchica che è principalmente tesa a far prevalere la Giustizia.
Matteo Cornelius Sullivan
Reggente del P.d.A.M.